Eccomi, la mia faccia parla da sola. Psicanalista? No, è l’autoproduzione condivisa, il “fare” con gli altri all’insegna del rispetto per il nostro corpo e dell’ambiente, è questo che mi rilassa e che mi fa sentire un’autoproduttice resistente e quindi ecopunk!
Durante il secondo laboratorio di Eco-cosmesi a Scartoff, abbiamo affrontato il discorso su creme solari, raggi UVA e UVB, filtri fisici e chimici, sfatato un po’ di miti su Olio Johnson e simili e, dopo l’introduzione teorica, siamo passati subito alla pratica, autoproducendo dei cosmetici per un’abbronzatura più naturale e duratura, riparandoci dai danni provocati dai raggi solari.
Come ho già detto in un uno dei miei primi post, esistono in commercio diversi tipi di prodotti formulati con prodotti fisici, chimici oppure con combinazione di entrambi, ma dobbiamo rassegnarci perché non esiste nessun filtro solare in grado di offrire una protezione totale dalle radiazioni e tanto meno esistono dei prodotti solari totalmente biologici e naturali, quindi è importante combinare questi con indumenti adatti come cappelli, vestiti di cotone, occhiali da sole (importantissimi per proteggere la delicata zona occhi e prevenire le dannate “zampe di gallina”) e soprattutto lavarsi bene dopo l’applicazione delle creme solari*.
Ma se non esistono solari protettivi totalmente eco-bio o è impossibile creare dei cosmetici in casa, cosa possiamo fare per proteggere la nostra pelle e prepararla al sole? La soluzione è quasi sempre nell’alimentazione e in base a quella poi scegliere le materie prime da utilizzare. In questo caso è importante idratare la pelle con alimenti ricchi di beta-carotene come carote, pomodori, cereali, peperoni, zucca, verdure a foglia verde e antiossidanti che contrastano i radicali liberi come il tè verde, il cetriolo, il latte di cocco. Inoltre alcuni oli contengono una protezione naturale bassa (da 2 a 4 SFP) e si possono utilizzare sia per condire gli alimenti che per proteggere la pelle quando è già abbronzata. Gli oli in questione sono l’olio di sesamo, l’olio di jojoba, l’olio di cocco, l’olio di carota, olio di semi di girasole spremuto a freddo.
In base agli alimenti protettivi, ho scelto due ingredienti per creare cosmetici, ovvero le carote e il latte di cocco, entrambi ricchissimi di antiossidanti, idratanti e lenitivi. Con le prime ho fatto un oleolito in olio di semi di girasole spremuto a freddo, da utilizzare sia prima che dopo l’esposizione al sole, in quanto prepara la pelle al sole ma al tempo stesso è un buon lenitivo per la pelle accaldata. Dato che non si butta niente, abbiamo autoprodotto con le carote intrise d’olio rimaste dopo il filtraggio, una maschera viso illuminante e lenitiva aggiungendo yogurt e amido di riso.
Con il latte di cocco invece, addolcente e rinfrescante naturale, abbiamo autoprodotto un latte detergente mescolato con amido di riso, che lascia la pelle morbida e setosa, e una maschera pre-shampoo per i capelli aggiungendo yogurt e un po’ d’olio di semi di girasole e oleolito di carota, adatta per nutrire i capelli seccati dal sole.
I partecipanti hanno portato a casa i cosmetici creati, in modo da poter provare ciò che hanno creato, perché l’eco-cosmesi significa essere naturalmente belli e soprattutto amare sé stessi, l’ambiente e gli animali.
Alla prossima autoproduzione!
*Vademecum dei filtri solari
Filtri chimici fotostabili:
1. Octocrylene : filtro UVB
2. Mexoryl:
– Terephthalylidene Dicamphor Sulfonic Ac= Mexoryl SX – filtro UVA
– Drometrizole Trisiloxane= Mexoryl XL – filtro UVB
3. Tinosorb:
– Bis-Ethylhexyloxyphenyl Triazine = Tinosorb S filtro UVA e UVB
– Methyilene Bis-Benzotriazolyl Tetramethylbuthylphenol = Tinosorb M – filtro UVA e UVB
4. Diethylhexyl Butamido Triazone: filtro UVA
5. Ethylhexyl Triazone: filtro UVB
6. Octyl methoxycinnamate = ethylhexyl methoxycinnamate filtro UVB, messo da solo in formula ancora regge in fotostabilità, ma se in co-presenza destabilizza l’avobenzone (vedi punto 1 dei filtri non fotostabili), il tutto si ristabilizza se sono presenti octocrylene e/o Mexoryl e Tinosorb.
Filtri chimici non fotostabili:
1. Butyl Methoxydibenzoylmethane è l’avobenzone filtro UVA e parte UVB, è un filtro non fotostabile, è stabilizzato se in formula ci sono octocrylene e/o Mexoryl e Tinosorb
2. Ethylhexyl Salycilate(potreste ancora trovare da qualche parte il fu octyl salicylate, vecchia denominazione, stessa sostanza): filtro UVB non fotostabile, si stabilizza in co-presenza con ethylhexyl triazone, tinosorb M o S, octocrylene, o mexoryl.
Filtri chimici “problematici”:
1. 4-Methylbenzyliden Camphor (4-MBC) : Filtro UVB parziale UVA, risulta fotostabile ma è sotto osservazione dalla Commissione Scientifica Europea dei prodotti al consumo (SCCP) in quanto ci sono rischi di tossicità anche alla percentuale ora ammessa che è del 4%.
Come il 4-Methylbenzyliden Camphor (4-MBC),anche i seguenti filtri sono sotto osservazione per possibile attività estrogena (rimane sempre valido il consiglio di lavarsi bene quando si torna dalla spiaggia):
2. Octyldimethyl-PABA (OD-PABA)
3. Benzophenone-3(Bp-3)
4. Homosalate (HMS)
5. Octyl-Methoxycinnamate (OMC): pare che da solo non regga tanto bene in fotostabilità quindi è meglio trovarlo in co-presenza di ethylhexyl triazone, tinosorb M o S, octocrylene, o mexoryl.
mi sono segnata tutto: bravaaaa!!!!
buona gg
Manu
Ciao Manu, grazie!!! Più in là scrivo delle ricette.
Buonanotte cara
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E ‘stata una splendida idea per un evento. Senza dubbio, i partecipanti hanno imparato un sacco di cose utili.
Grazie per i complimenti, a breve replicheremo con altri laboratori di eco-cosmesi. Sulla pagina Fb tutti gli aggiornamenti.
Grazie a buona giornata
Sì e la cosa più bella è quando mi scrivono per dirmi che li ho aiutati a risolvere dei piccoli problemi. 🙂
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